La storia del Totocalcio sembra essere arrivata ad un’ennesima svolta che stavolta deciderà il suo destino nel senso di fine o di nuovo inizio. A questo giro tocca al governo più in controtendenza rispetto al bipolarismo che ha caratterizzato la Terza Repubblica, un esecutivo che accorpa il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio e la Lega di Matteo Salvini, entrambi allineati su una politica anti-gioco d’azzardo.
Così il contemporaneo lavorio politico del paese finisce in qualche modo per intrecciarsi anche con il contemporaneo del Totocalcio, che davvero non se la passa bene. Nelle promesse elettorali dei due gruppi ci sono manovre finanziare di un certo spessore, non a caso il tira e molla con l’Europa riguardo lo sforamento del debito pubblico è durato mesi. Il governo ha seguito fin dall’inizio una decisa linea anti-azzardo sferrando il colpo finale nell’ultima Legge di Bilancio con la quale sono state alzate le tassazioni per quasi tutti i settori del gioco.
Tra i risparmiati da questa logica “rubiamo ai ricchi per dare ai poveri” c’è proprio il Totocalcio che, anzi, rappresenterà una piccola scommessa del neo governo. La logica è ”supportare, nell’ambito dei giochi, quelle tipologie che presentano l’assenza di rischi legati al fenomeno del disturbo da gioco d’azzardo”, e nel caso del Totocalcio il gioco viene considerato proprio come privo di rischio. Quindi la schedina non solo verrà risparmiata dalle stringenti norme del decreto Dignità (il divieto di pubblicità per il gioco d’azzardo) ma riceverà un vero e proprio restyling nella formula, nella gestione, forse anche nel nome. In quel caso magari si potrebbe dire che la storia del Totocalcio lascia semplicemente spazio all’inizio di un nuovo gioco, che in realtà una schedina senza il “13” non è davvero una schedina. Tutto lecito, ma questa è un’altra storia.
Dando un’occhiata ai numeri sembrerebbe che il salvataggio (la resurrezione o quello che sarà) del Totocalcio sia qualcosa che va oltre il semplice amarcord o una reale prospettiva economica, potrebbe piuttosto essere una questione strumentale. Consideriamo questo: negli ultimi anni il Totocalcio non è riuscito mai a superare una raccolta annua da 20 milioni di euro mentre il mondo betting online, che trabocca di bonus di benvenuto, promozioni e ogni tipo di scommesse, macina miliardi senza sosta.
In una situazione simile, con un contesto del genere, avrebbe avuto senso chiudere. Appassionati nostalgici e ricevitorie avrebbero compreso. Invece il governo ha depositato questo emendamento in Commissione Bilancio al Senato (a dicembre) in cui si parla di ristrutturazione del gioco, di una razionalizzazione della formula e di una percentuale più alta destinata al montepremi come leva di attrazione. Ma soprattutto il Totocalcio cambia gestione, passa dalle mani della Coni servizi (azienda che fa capo al Comitato Olimpico Nazionale Italiano) alla Sport e Salute spa, una nuova azienda costituita dal governo che passo dopo passo toglierà la gestione dei finanziamenti allo sport.
Insomma, il governo, che in questo specifico caso viene rappresentato dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti (Lega) che detiene la delega allo sport, toglie la fiducia (e soprattutto il portafogli) al Coni, con un’evidente critica al lavoro fin qui svolto. Il Totocalcio rientra a tutti gli effetti in questa manovra, la Salute e Sport garantirà 2 milioni di euro annui per il suo funzionamento, in cambio incasserà l’11-12% dei ricavi. Grosso modo è stimato che si tratterà di uno scambio alla pari, ma se il Totocalcio 2.0 dovesse avere problemi potrà contare sull’aiuto del governo. Al contrario, se il nuovo gioco dovesse ingranare le eventuali plusvalenze sarebbero destinate alla pratica sportiva nel paese.
Corsi e ricorsi storici, è più che lecito usare questo adagio per descrivere questo nuovo cambio. La storia del Totocalcio infatti affonda le sue radici nel 5 maggio 1946, idea del giornalista della Gazzetta dello Sport Massimo Della Pergola che insieme a due soci fondò la Sisal, società che all’inizio era proprietaria del Totocalcio e che ancora oggi ha oltre 40 mila terminali per tutta la penisola italiana. L’idea di Della Pergola è davvero incredibile e riecheggia nel racconto che ne fa il giornalista Francesco Cevasco sul Corriere della Sera:
“Cinque maggio 1946. Nasce il sogno. Il sogno del povero italiano figlio di una guerra che gli ha lasciato soltanto un sogno: far qualche soldo per mantenere moglie e figli e poi, se va bene, comprare una Topolino Fiat, […] Ma il sogno è un altro: la Schedina del Totocalcio. Cinque maggio 1946: su una carta sbiadita sono impilate 12 (non 13, 13 diventeranno dopo) partite di calcio. Indovinate il risultato, lo sappiamo tutti: 1 vince chi gioca in casa, 2 vince chi gioca in trasferta, X finisce pari. Costo: 30 lire, come dice la timida pubblicità, l’equivalente di un vermuth. Che era già un lusso”.
Massimo Della Pergola dovette scappare in Svizzera con la sua famiglia a causa delle persecuzioni del fascismo (ed essendo egli ebreo), conobbe quindi la stretta asfissiante degli autoritarismi eppure vi reagì con un genio fuori dal comune. Quando ritornò in patria e mise in atto la sua idea egli non pensava alla sua gloria e ai soldi ma allo sport: ”Quando tornerò in Italia farò i numeri dei soldi, un po’ per me, ma soprattutto per finanziare lo sport”.
E l’avrebbe fatto se non fosse che due anni dopo la neo Repubblica, autoritaria (in quel caso) allo stesso modo, sottrasse il Totocalcio alla Sisal per darlo al Coni che ne ha detenuto la gestione fino ad oggi. Così in qualche modo torna l’intervento dello Stato ma stavolta per ridare linfa all’idea di Della Pergola, lui che continuò ad amare lo sport seguendo da giornalista ben 11 Olimpiadi e 11 Mondiali di calcio.